Il Pensionato - Francesco Guccini

Il Pensionato - Francesco Guccini

Альбом
Via Paolo Fabbri 43
Год
2006
Язык
`이탈리아 사람`
Длительность
263250

아래는 노래 가사입니다. Il Pensionato , 아티스트 - Francesco Guccini 번역 포함

노래 가사 " Il Pensionato "

번역이 포함된 원본 텍스트

Il Pensionato

Francesco Guccini

Lo sento da oltre il muro che ogni suono fa passare

L’odore quasi povero di roba da mangiare

Lo vedo nella luce che anch’io mi ricordo bene

Di lampadina fioca, quella da trenta candele

Fra mobili che non hanno mai visto altri splendori

Giornali vecchi ed angoli di polvere e di odori

Fra i suoni usati e strani dei suoi riti quotidiani:

Mangiare, sgomberare, poi lavare piatti e mani

Lo sento quando torno stanco e tardi alla mattina

Aprire la persiana, tirare la tendina

E mentre sto fumando ancora un’altra sigaretta

Andar piano, in pantofole, verso il giorno che lo aspetta

E poi lo incontro ancora quando viene l’ora mia

Mi dà un piacere assurdo la sua antica cortesia:

«Buon giorno, professore.

Come sta la sua signora?

E i gatti?

E questo tempo che non si rimette ancora…»

Mi dice cento volte fra la rete dei giardini

Di una sua gatta morta, di una lite coi vicini

E mi racconta piano, col suo tono un po' sommesso

Di quando lui e Bologna eran più giovani di adesso…

Io ascolto e i miei pensieri corron dietro alla sua vita

A tutti i volti visti dalla lampadina antica

A quell’odore solito di polvere e di muffa

A tutte le minestre riscaldate sulla stufa

A quel tic-tac di sveglia che enfatizza ogni secondo

A come da quel posto si può mai vedere il mondo

A un’esistenza andata in tanti giorni uguali e duri

A come anche la storia sia passata fra quei muri…

Io ascolto e non capisco e tutto attorno mi stupisce

La vita, com'è fatta e come uno la gestisce

E i mille modi e i tempi, poi le possibilità

Le scelte, i cambiamenti, il fato, le necessità

E ancora mi domando se sia stato mai felice

Se un dubbio l’ebbe mai, se solo oggi si assopisce

Se un dubbio l’abbia avuto poche volte oppure spesso

Se è stato sufficiente sopravvivere a sé stesso…

Ma poi mi accorgo che probabilmente è solo un tarlo

Di uno che ha tanto tempo ed anche il lusso di sprecarlo:

Non posso o non so dir per niente se peggiore sia

A conti fatti, la sua solitudine o la mia…

Diremo forse un giorno: «Ma se stava così bene…

Avrà il marmo con l’angelo che spezza le catene

Coi soldi risparmiati un po' perché non si sa mai

Un po' per abitudine, che son sempre pronti i guai»

Vedremo visi nuovi, voci dai sorrisi spenti:

«Piacere», «È mio», «Son lieto», «Eravate suoi parenti?»

E a poco a poco andrà via dalla nostra mente piena

Soltanto un’impressione che ricorderemo appena…

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